9.2.07

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...mi sono chiesta svariate volte come vorrei che finisse la mia vita. No, non temete, Miss Grumbler non sta meditando il suicidio. Parlo della fine naturale della mia vita, si, la vecchiaia, insomma, se i miei stravizi alimentari ed etilici mi consentiranno di arrivarci.

Ho sempre pensato: "Beh, mai con il cervello fuori posto, accompagnata ai giardini da una sconosciuta badante" oppure "mai immobilizzata in un letto, a contare tutti i dolori delle mie ossa".

Ho sempre pensato che sarebbe stato bello addormentarsi e non svegliarsi più: senza addii strappalacrime, senza paure, senza eccessivi incomodi per figli e nipoti.

Mi son sempre detta: "Spero che qualcuno a me caro avrà il coraggio di staccarmi la spina, se dovesse vedere che sto proprio alla frutta!"

Ma...ma...poi arriva sempre qualcosa che con la semplicità di un soffio manda all'aria tutti i castelli delle tue convinzioni.

Come faccio spesso, oggi ho visto mia nonna, la mia mamma dell'infanzia: un fragile guscio bianco e profumato di sapone, con dentro un'anima che ormai segue percorsi tutti suoi, che solo raramente riesco a incrociare e comprendere.

Spesso, e non senza sensi di colpa, mi sono sorpresa a sperare che abbandonasse finalmente questo mondo, perché questo mondo non le appartiene più, nè le interessano più i suoi colori, odori, il sapore dei suoi cibi, la compagnia delle persone che con lei l'hanno condiviso.

Anch'io, che sono stata la sua gioia, la sua nipote-figlia, la sua pestifera compagnia, il suo passatempo preferito, adesso sono una "simpatica signora" non identificata, o una "bambina" qualunque, o sono meno interessante delle figure che escono dalla TV, frequenti interlocutori delle sue chiacchierate.

Eppure, stamattina mi ha guardata dritta negli occhi e mi ha detto: "Ti voglio tanto bene!"...e poco importa se l'abbia detto, in cuor suo, alla sua vicina di casa, alla madre, ad un ricordo sfuggente della sua infanzia, o a sua nipote...perchè forse, se questa donnina prosciugata dal tempo e profumata di sapone ha ancora tanta intensità dentro di sè da farmi commuovere dalla gioia, allora é segno che, anche dove si trova lei, é un posto che vale la pena di essere vissuto.

6.2.07

Le delizie del condominio

Quando scegli una casa, solitamente si pone l'annosa questione: indipendente o in condominio?
Personalmente l'idea della casa indipendente mi ha sempre spaventata non poco: fobica come sono su home intruders vari, nonchè fantasmi, lupi mannari, zombie e serial killers, quando è arrivato il momento di lasciare il nido parentale ho optato senza esitazioni per un pluri-affollato condominio.

In effetti zombie ancora non se ne sono visti...ma dopo quasi 4 anni ho scoperto che forse l'esercito dei condomini può essere più terrifico del più rispettoso stuolo di creature horror.

Si, perché in un condominio si accalca, in una cubatura relativamente ristretta, un coacervo di personalità, spesso maniacali, psicotiche e nevrotiche, che prima o poi verrà a bussare alla tua porta...

Che dire della maniaca del secondo piano, l'insofferente del rumore e del disturbo della quiete casalinga? Questa bizzarra creatura, che ha imparato a memoria tutto il regolamento condominale, ha fatto della difesa del silenzio il suo vessillo esistenziale e, come il più zelante dei crociati, difende a spada tratta la tranquillità domenicale. Così, quando la domenica (che é l'unico giorno, per te che lavori, in cui puoi dedicarti alle tue attività casalinghe) decidi che é arrivato finalmente il momento di appendere il quadro che giace da mesi di fianco al divano, e assesti la prima delicata martellata sul muro, con la velocità di un road-runner eccoti l'abitante del secondo piano (e tu sei al settimo) presentarsi in vestaglia-bigodini-gambaletti-mattarello per tutelare la pace delle sue orecchie. Queusta sua attività si protrae solitamente per tutta la giornata: essa percorre a piedi tutti i piani, avanti e dietro, per cogliere in flagranza di reato qualsiasi malcapitato si azzardi a inserire un cd nello stereo, dare una passata di aspirapolvere o attivare una centrifuga di lavatrice!

E non vogliamo parlare del compulsivo delle assemblee condominiali? E' l'eterno frustrato, quello che probabilmente al lavoro viene vessato in ogni situazione, e che si sente potente e fattivo solo nel territorio del suo civico. E' solito suonare alla tua porta, gravato da chili di scartoffie da farti firmare, di verbali, di raccomandate per l'avvocato, l'amministratore, la società dell'ascensore. Alterna fasi di accanimento (con l'inquilina del terzo piano, che pianta fiori non in tinta con l'intonaco del palazzo) a momenti propositivi e creativi (ipotizzando cancelli di garage a comando vocale o lettura ottica, ascensori a teletrasporto e smaterializzazione cellulare), cercando di fal leva sul tuo senso di adeguatezza e solidarietà (é solito dirti che tutti gli altri condomini hanno già firmato, e che manchi solo tu!)

Dall'altra parte della barricata c'é l'irriducibile cafone: per questo soggetto, che soffre di una distorta visione della comune convivenza, l'autolimitazione dei propri impulsi é un concetto sconosciuto ed insignificante. E' lui che ti tiene sveglia fino alle 4 di mattina con il Gran Premio di Formula 1 sparato ad un volume talmente elevato che si sembra quasi di essere il secondo pilota di Barrichello. Ed é sempre lui che, proprio mentre esci dal portone con il tuo taiileur nuovo di pacca acquistato appositamente per il tuo importante incontro di lavoro, ti rovescia addosso le briciole della sua precedente cena dal balcone, mandandoti alla tua riunione con pezzi di crosta di pane nell'acconciatura.

Non può mancare poi l'apprendista musico, il teen ager in preda alle tempeste ormonali che ritiene che essere un vero rocker sia l'unica strada percorribile per conquistarsi una scopata prima della maggiore età: con indefessa determinazione passa in rassegna tutti gli strumenti musicali che il genere umano conosca, strafalciandoti le orecchie con ore e ore di esercizi da principante...

Ti dici, speranzosa: "Prima o poi imparerà, e finalmente produrrà un suono anche solo lontanamente catalogabile come gradevole"

E invece no, perché non appena impara a strimpellare la sua prima canzone decente con la chitarra elettrica, decide che ormai Steve Vai può fargli una sega, e passa ad un altro strumento: la pianola!!!!

E allora, mi dico io, non é meglio rischiarsi uno zombie in decomposizione che girella per il tuo giardino, un serial killer che ha deciso che tu sarai la sua 14esima vittima, un ipotetico ladruncolo che vuole fotterti l'argentieria domestica, piuttosto che condannarti ad un martirio certo di umani ufficialmente normali e rassicuranti che, senza ombra di dubbio, prima o poi verranno a spaccarti le palle?...esistono sempre i doberman, no?

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